Né vecchia né giovane, ché alcuni dicevano avesse all'incirca millesettecentotrentatrè anni ed altri appena trentasette, La Pomodora passava le sue oziose giornate seduta sotto ad un melo magico, un grosso pentolone tra le gambe e un cucchiaio d'argento infilato nello chignon, a preparare la sua rinomata pozione magica, il Minestrano (che altro non era che un semplice minestrone, ma talmente buono e succulento che la gente si era a poco a poco convinta che fosse addirittura magico, e per assaggiarlo c'era chi si faceva anche una settimana di cammino a dorso di mulo o di castoro, poveri castori). La Pomodora, quando non era impegnata a rimestare la sua zuppa miracolosa, la si poteva trovare solamente in altri due posti: se si era di lunedì, se pioveva, oppure se la maga era preda della febbre del sabba di sera, allora si poteva stare certi che fosse a lettolandia, sotto il suo piumone d'oche vive e starnazzanti; se invece non pioveva o in tutti gli altri giorni della settimana, la Pomodora bisognava cercarla nel suo supermegaiperstrabellissimo orto, detto anche il giardino sul pensile di Verduronia (poiché la Pomodora aveva affittato da Eolo una grossa nuvolona e la usava da anni a mo' di mensola, per appoggiarci sopra il suo orto strepitoso).
Cavoli, arance, zucche giganti, funghi, susine, mele croccanti, floridi ananas, grosse angurie zuccherose, peperoni, melanzane e clementine sugose.. Datteri, fichi, pere d' ogni qualità, papaya, mango e avocado ricchi d'esoticità.
Grappoli d'uva, neri mirtilli e rossi lamponi, in ogni angolino frutti mille volte buoni. Noci a profusione, fagioli e legumi in iperproduzione, broccoli di smeraldo, eburnei cavolfiori e pomodori come rubini; bouquet di carciofi ed enormi mazzi di fagiolini: insomma un grandissimo bendiddio cresceva nell'orto della maga Pomodora, uno spettacolo che a vederlo faceva voglia di ammirarlo almeno per un'ora!
Ciò che successe un bel giorno, fu che il principe Camparpol fece visita al paese di Verduronia: questi era non solamente un principe, dunque un tizio belloccio e ricchissimo che si vedeva lontano un miglio che valeva la pena conoscerlo, ma soprattutto un appassionato buongustaio col pallino delle verdure e dei frutti di primissima qualità. Manco a dirlo, il principe Camparpol era pure un abilissimo uomo d'affari. Così, dopo che era venuto a conoscenza dell'orto meraviglioso che la maga Pomodora possedeva e curava con tutto il suo amore di fattucchiera, aveva deciso di farle visita a Verduronia. Vestitosi a festa e sellato il suo Cioccastoro (povero castoro, pure il Camparpol non era proprio un peso piuma, coi suoi centonovantasei chili di gourmet), il principe raggiunse in un battibaleno l'orto della maga Pomodora e lì successero due innamoramenti: il primo avvenne quando i quattro occhi -due nobili e due magici- si incontrarono, ed il secondo quando il principe visitò lo stupefacente orto della maga Pomodora. In men che non si dica, Camparpol comprò il copyright dell'orto e un anello di fidanzamento con un diamante del peso di ventisette chili per la maga Pomodora. Dopodiché la sposò e la portò in viaggio di nozze nel paese ridente di San Fior (Treviso). I due innamorati vi si trovarono così bene, che decisero di restarci a vivere per sempre: comprarono così un grande negozio e con una delle sue supermagie la maga Pomodora vi trasferì tutto l suo supermegaiperstrabellissimo orto. In onore della sua rotonda sposa, il principe Camparpol decise poi di chiamarlo Il Pomod'Oro. E vissero per sempre fruttivendoli e contenti.